MostreLorenzo Giandotti – Solitudo

12 Febbraio 2021
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1 maggio 2017. Inaugurazione 11 maggio 2017 LORENZO GIANDOTTI Solitudo Galleria Il Bisonte, Via San Niccolò, 24rosso, Firenze La mostra rimarrà aperta fino al 1 giugno 2017 con il seguente orario: lunedì-venerdì 9/13 e 15/19, sabato su appuntamento, domenica chiuso Tel. 055 2342585 – email: gallery@ilbisonte.it – vecchio.ilbisonte.it Estratti dai due testi in corredo al catalogo:...

1 maggio 2017.

Inaugurazione 11 maggio 2017
LORENZO GIANDOTTI
Solitudo

Galleria Il Bisonte, Via San Niccolò, 24rosso, Firenze
La mostra rimarrà aperta fino al 1 giugno 2017
con il seguente orario: lunedì-venerdì 9/13 e 15/19, sabato su appuntamento, domenica chiuso
Tel. 055 2342585 – email: gallery@ilbisonte.it – vecchio.ilbisonte.it

Estratti dai due testi in corredo al catalogo:

…Nel suo “Viaggio pittorico”, presentato nel 2011, scrivevo – ed oggi ne sono ancor più convinto – che Lorenzo Giandotti ci rimanda ad una iconografia nobile e ininterrotta, con una discrezione davvero unica (i suoi “silenzi assordanti”), con una sua lirica solitudo che ci accompagna verso una urbanitas che credevamo definitivamente perduta. Infine, una considerazione sul “Calabrone”: un’incisione bellissima e molto cara all’Autore. Il Calabrone – ceramolle/puntasecca, come molta altra grafica qui presente, è un insetto intrigante: è quello che da ragazzi chiamavamo “bombo” per quel suo corpo pesante dalle piccole ali. Il “bombus terrestris”, richiamato nella narrazione di Bilenchi, per il quale, sembra che Einstein ebbe a dire che “la struttura del calabrone , in relazione al suo peso, non è adatto al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso…”. Ecco, affiderei a questo involonatrio messaggio “etico” del calabrone il senso di questa mostra: una testimonianza artistica dalla grande carica civile, che crede ancora, nonostante tutto, nella salvazione della nostra civiltà…

Francesco Gurrieri
Accademia delle Arti del Disegno

 

…Mi pare questa la prima riflessione da fare in rapporto alle incisioni che Il gelo ha suscitato in Giandotti: sono queste prove di una scrittura grafica come la cera molle, essenziali nella loro stesura in cui si cerca di unire l’evocazione della memoria alla rappresentazione del segno e dei chiaroscuri. E quindi queste incisioni segnano più il tempo interiore dell’artista che non quello del racconto, che si compie non in una rappresentazione descrittiva, in cui nel romanzo, la trama costituisce il centro, quanto nell’apparire di singole immagini tra loro correlate quali fantasmi della memoria evocati dall’emozione vissuta. L’incisione si sa è un linguaggio grafico che non consente divagazioni come nella scrittura può essere la “prosa d’arte”, ma costringe il pittore a un lavoro duro, sciogliere l’immagine dai dettagli inutili della descrizione, fissare come in una radiografia l’essenza delle cose.
L’esempio più alto di questo linguaggio rimane, nella cultura artistica del nostro Novecento, quell’opera capitale che sono le incisioni di Giorgio Morandi, che ha condotto la tecnica dell’acquaforte allo stesso livello di espressione raggiunto dalla sua pittura.
L’incisione è stata per Giandotti la forma parallela, non minore di espressione a quella della pittura, ed egli da anni, con una costanza e un rigore che è difficile ritrovare nei suoi contemporanei, svolge il suo discorso, la costituzione in immagini delle sue emozioni, sia nella prima che nella seconda, nel suo linguaggio unico di sintesi attraverso l’immagine di rievocazioni che fondono emozione e memoria. Pochi pittori contemporanei hanno saputo fare altrettanto…

Marco Fagioli

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